ROSSANO (COSENZA) – Degli oltre 2 mila 700 detenuti nelle carceri calabresi, più di 4 su 10 convivono con una malattia mentale tra disordini della personalità e dell’adattamento, depressione maggiore e disturbi piscotici. È il quadro allarmante su cui gli esperti si confronteranno domani nel corso della tappa calabrese del progetto nazionale “Insieme – Carcere e salute mentale”, promosso dalla Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, dalla Società Italiana di Psichiatria e dalla Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze con il supporto incondizionato di Otsuka.
L’iniziativa punta a sviluppare un approccio unitario e multidisciplinare per la gestione dei disturbi psichiatrici nelle carceri italiane attraverso il coinvolgimento di numerosi professionisti provenienti da diversi istituti penitenziari di tutta Italia.
Dietro le sbarre, l’isolamento e l’impossibilità di comunicare con i propri cari possono facilitare la comparsa o l’aggravarsi di patologie psichiatriche già esistenti.
“La limitazione della propria libertà e lo shock di entrare in una realtà completamente diversa a quella a cui una persona era abituata, come quella del carcere, possono dar vita a traumi psichici importanti.
Il detenuto si trova improvvisamente tagliato fuori dal mondo e privato della possibiltà di comunicare con l’esterno se non per sporadici contatti con il proprio avvocato e con la famiglia. Si tratta – commenta Luciano Lucanìa, Presidente della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria – di situazioni estreme a cui non tutte le persone sono in grado di adattarsi e che possono quindi portare alla comparsa o al peggioramento di disturbi psichiatrici anche gravi”.