Tarsia, il paese della Calabria che vuole ospitare un cimitero con le tombe di tutti i migranti morti

TARSIA (COSENZA) – Il più grande monumento a cielo aperto dedicato alla tragedia dell’immigrazione sarà un cimitero in Calabria. Nel comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, ha fatto un passo avanti il progetto di seppellire qui, in un terreno appositamente dedicato, i corpi di tutti gli stranieri senza nome che muoiono nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Italia.

Un’ecatombe senza fine e che anche nel giorno di Pasqua ha contato almeno 20 vittime nell’ennesimo naufragio e oltre 700 disperati tratti in salvo all’ultimo momento.

I tecnici del comune di Tarsia hanno completato il progetto e lo hanno presentato al sindaco Roberto Ameruso; il terreno c’è già ed è stato donato all’amministrazione pubblica dal promotore dell’idea, il presidente del movimento «Diritti Civili» Franco Corbelli.

La dedica ad Aylan

«Finalmente possiamo partire con i lavori —ha dichiarato Ameruso — per il cimitero internazionale dei migranti. Sarà eliminata per sempre la disumanità di quei poveri corpi, senza volto e senza nome, sepolti con un semplice numerino in tanti piccoli sperduti cimiteri calabresi e siciliani. che di fatto ne cancellano ogni identità, ogni ricordo e ogni possibile riferimento per i loro familiari».

Tarsia fino a pochi ani fa ospitava un centro di raccolta per i profughi che giungevano in Calabria; il cimitero sorgerà all’interno di un uliveto proprio nelle vicinanze del centro, oggi dismesso. Nelle intenzioni del piccolo centro calabrese, il cimitero sarà intitolato a ad Aylan Kurdi, il bimbo siriano raccolto cadavere su una spiaggia della Turchia mentre con la famiglia scappava dalla guerra nel suo paese e la cui immagine è divenuta simbolo della tragedia dell’immigrazione.

«Tarsia – ha concluso il sindaco — vuole continuare la sua tradizione di accoglienza. Con questa opera universale vogliamo mandare al mondo minacciato da uno spietato a crudele terrorismo e dalla criminalizzazione degli immigrati un messaggio di pace e di speranza.

Fonte: corriere.it

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