Consegna delle chiavi a San Francesco. Il sindaco: “Paola capitale morale della Calabria”

PAOLA (COSENZA) – ​ “I portatori della statua, il personale comunale, i nostri operai che lavorano instancabilmente notte e giorno per realizzare tutto questo, per trasformare Paola in un giardino fiorito e pulito degno di accogliere il Santo. Perché deve essere tutto perfetto oggi. I veri artefici di tutto sono loro.

Ogni anno mi accade la stessa cosa, nel momento in cui inizio a scendere la scalinata di Vico Ferrari cerco di capire quale possa essere il vero significato di questo incontro tra il Santo, la Città e me. E soprattutto perché mi sia capitato un onore cosi grande. Finisco sempre però col darmi la stessa spiegazione almeno per quanto mi riguarda.

Un bagno di umiltà, il significato è venire qui a fare un bagno di umiltà. Io credo che mi abbiate eletto sindaco ma che poi Sindaco lo sono diventato quando ho consegnato per la prima volta questa chiave al nostro Santo. Credo a Paola accada così. Ti eleggono Sindaco ma poi ci diventi veramente quando vieni qui dinanzi a lui e dinanzi a voi. Quando mi avete eletto avevo una laurea, adesso ne ho almeno due la seconda più importante della prima ed è fatta di ricordi, sensazioni, esperienze ed emozioni come questa.

Io non credo che in altre parti del mondo esista una cosa simile, un Santo che si abbassa al nostro livello, al mio livello, per accettare da voi per mano mia le chiavi della Città. Ma questo è il Santo dell’umiltà e della carità. Uno di noi ha detto qualche giorno fa uno dei padri Minimi. Una cosa semplicissima ma bellissima siamo qui perché San Francesco è uno di noi! Ecco perché è qui! Per mano mia affidiamo tutto a lui, paure e preoccupazioni, ma anche speranze e sogni e per farlo guardate come siamo uniti, vicini, qui diventiamo una persona sola, una donna la Città di Paola.

Pensate quante cose potremmo fare insieme se fossimo uniti sempre come in questo momento, certo magari non fisicamente ma idealmente quanto più possibile. Senza dubbio è lui che ci vuole così perché è Lui che ci porta qui, sempre, ogni volta, anche ad occhi chiusi ci sapremmo arrivare, seguendo suoni e profumi, a ritrovare le nostre radici, più profonde sono le nostre radici e più forte sarà il desiderio irresistibile di tornare sempre qui. È qui che anche Lui sarebbe tornato, non ha potuto farlo ma questo ci vuole pure dire, che anche lui se avesse potuto sarebbe tornato nella terra che amava, a Paola. Torniamo qui per devozione e non per folclore ne per tradizione, solo per devozione.

Lui viene a dirci che nonostante le difficoltà abbiamo il dovere di costruire un futuro di speranza ai nostri giovani, viviamo in un posto bellissimo, dobbiamo guardare con speranza ed ottimismo al futuro, non dovete rassegnarvi mai. Non è vero che le cose non cambiano mai, che è tutto inutile e tanti altri luoghi comuni, bisogna avere fiducia e speranza. Non dovete scoraggiarvi mai, le difficoltà ci sono e sono tante, ma umiltà ed orgoglio non sono in contraddizione, dobbiamo essere orgogliosi della nostra Città, amiamola, rispettiamola.

Eminenza, Lei ha ascoltato il suono dei fuochi d’artificio che accompagnavano il cammino del Santo, e dico suono perché al 4 maggio i botti si trasformano in suoni perché così è da sempre, ogni odore diventa profumo ed ogni profumo si trasforma in ricordi ed emozioni. Dobbiamo essere uniti e camminare insieme, quello che accade qui forse non esiste in altri posti però ce lo dobbiamo meritare.

Si viene qui anche per chiedere scusa per gli errori commessi. E quindi chiedo scusa per tutte le volte che non ho saputo ascoltare, per tutte le volte che non ho capito quanto era forte la necessità, per tutte le volte che non ho saputo o potuto dare una risposta. Ma le necessità sono tante, oggi ancora c’è troppa gente che è senza casa e senza pane, ed io da solo non ce la posso fare a dare delle risposte.

Allora proprio dalla Città di S. Francesco lancio un appello al Governo Regionale e Nazionale, BISOGNA GARANTIRE UNA CASA A TUTTI COLORO CHE NON LA HANNO, ripartire dall’edilizia popolare e da controlli più rigidi, severi.

Ma lo stesso chiedo scusa per tutte le volte in cui sarebbe bastata un po’ di pazienza in più un po’ di attenzione in più, un sorriso in più. Vi assicuro però che mai nulla è accaduto per interesse personale. Mai e poi mai ho messo prima l’interesse personale e poi quello della Città, l’interesse dei nostri bambini. Poco fa avete ascoltato anche quest’anno i nomi dei piccoli arrivati, tutti i bimbi nati quest’anno, sono certo Eminenza che a loro San Francesco rivolge un sorriso particolare, ricordiamoli con un grande applauso.

In questi cinque anni ho anche capito che l’obbiettivo principale non è tanto nutrirsi con i proventi turistici ma nutrirsi delle energie positive che provengono dal santuario per crescere tutti insieme, iniziando dalle piccole cose ma pensando in grande per diventare grandi.

Il primo anno che sono venuto qui avevo chiesto una piccolissima scintilla di quel fuoco che lui teneva tra le mani, ma certamente era chiedere troppo perché sarebbe bastata quella per non sbagliare mai. Eppure ho confidato di non essere giudicato troppo severamente né da voi né da lui, che probabilmente mi avrà almeno aiutato a sbagliare il meno possibile. Non avrei voluto leggere questa volta, ma non ho voluto infrangere la tradizione, perché per leggere devo abbassare la testa e non posso guardarvi bene negli occhi.

Io invece voglio alzare la testa e guardarvi negli occhi, uno ad uno, con animo sereno, perché ho la coscienza pulita, ho lavorato sempre nel vostro interesse e quando ho sbagliato, come ho detto prima l’ho fatto in buona fede e sempre con questo obbiettivo, il bene della città.

Dobbiamo avere fiducia in noi stessi e camminare insieme: ”deponete ogni odio e inimicizia” – diceva San Francesco. È difficile, difficilissimo lo so, ma se veniamo qui dobbiamo pensare che non è impossibile altrimenti non avrebbe senso.

Noi non ci riteniamo migliori degli altri perché San Francesco è nato qui, ma sta di fatto che questa è una terra benedetta dal Signore non dimentichiamolo: PAOLA LA CAPITALE MORALE DELLA CALABRIA. Dimostriamo allora che non veniamo a pregare soltanto un busto d’argento ma il simbolo stesso della carità: San Francesco di Paola la luce della Calabria!

Sono convinto che se dovessimo chiedere a tutti quelli che mi hanno preceduto ognuno direbbe la stessa cosa: l’emozione più grande di questa esperienza da Sindaco, quella che non ti lascerà più per tutto il resto della tua vita è quella che si prova qui in questo momento, io vi ringrazio per avermi dato questo privilegio. Grazie. W Paola, W S.Francesco e benedici il nostro Paese”. (INTERVENTO SINDACO DI PAOLA – BASILIO FERRARI)

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