Il Piccolo Principe al tempo dei migranti

Con i suoi circa 22 milioni di abitanti, la Costa d’Avorio è il quarto Paese per provenienza dei migranti che sbarcano sulle coste del Mediterraneo, quasi tutti giovani e giovanissimi.

Tra questi giovanissimi arrivati in Europa, ricorderete certamente il piccolo ivoriano il cui corpo purtroppo fu ritrovato all’alba dell’8 gennaio, nel vano del carrello di un aereo atterrato all’aeroporto di Parigi – Charles de Gaulle. Aveva solo 14 anni, frequentava la 4^ classe e si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthe’le’my: era nato in un quartiere popoloso di Abidjan, la città ivoriana dalla quale il volo era decollato. Sono state proprio le autorità ivoriane a identificarlo, dopo aver visionato le telecamere di sorveglianza dell’aeroporto, poi è arrivata anche la conferma dei genitori; il ragazzo era uscito per andare a scuola nel quartiere popolare di Abidjan e non era più tornato a casa. La famiglia aveva messo un annuncio di scomparsa. I giorni sono passati e l’attesa si era conclusa con la visita dei gendarmi a dire loro che il piccolo era stato trovato come un fagotto, accartocciato su se stesso, morto dal freddo e dalla mancanza di ossigeno.
Quel piccolo giovane uomo ha ricevuto l’unica e ultima carezza di questo triste viaggio. Il suo papà Marius, insegnante di matematica, l’ha raggiunto in Francia: “Grazie, mon ami, ti chiamavo sempre così, ti chiedo di perdonarmi per quello che ho fatto, e per quello che non ho saputo fare. Perdonami se non sono stato all’altezza delle mie responsabilità” ha sussurrato davanti al ragazzo senza vita.
Ad accompagnarlo, il console ivoriano, la responsabile francese della Comunità di Sant’Egidio, impegnata in questo ricongiungimento e il comandante della polizia aeroportuale che aveva ritrovato il corpo del ragazzo. Marius è stato accompagnato presso l’istituto di medicina legale di Parigi dove da un mese era stato pietosamente ricomposto il corpo di Laurent. E’ stato preparato Marius, qualcuno lo ha avvertito che i segni della sofferenza avrebbero potuto impedirgli il riconoscimento del figlio. La legge francese prevede fino al trasferimento nella bara di poter vedere la salma da un vetro. E così quel papà distrutto, sporgendosi dietro a un vetro, ha invece riconosciuto suo figlio. Piangendo ne ha tirato fuori le foto e si è messo a raccontare. Raccontare di quel ragazzo che una volta aveva chiesto cos’era l’Istituto Pasteur, spiegando che da grande avrebbe voluto fare lo scienziato; che si faceva raccontare la storia di Nelson Mandela e di Winston Churchill … Si è messo a raccontare, quel padre, di un ragazzo che un mese prima di fuggire, aveva chiesto di inserire il suo soprannome Prince, Principe, tra i dati dei suoi documenti.
Ora Laurent ritornerà nel suo paese insieme al suo papà che nelle prossime settimane parteciperà alla campagna della Comunità di Sant’Egidio che s’intitola “Non sprecare la tua vita”, per sensibilizzare i giovani sui rischi dell’immigrazione clandestina.
E così con una mobilitazione internazionale, con le autorità francesi e ivoriane impegnate a favore di questo padre, di questi genitori travolti dalla tragedia, si è potuto scoprire qualcosa di più di una fuga dalla miseria e dalla povertà, si è scoperto un sogno: il sogno di Laurent, giovane quattordicenne della Costa d’Avorio la cui morte fu “liquidata” con un “passeggero irregolare”, come i tanti che a Londra o in Germania sono stati trovati nei carrelli degli aerei.
Richiesta di futuro, di lavoro, di vita, o solo di inseguire ingenuamente un semplice sogno. Come lo è stato per un altro 14 enne che dal Mali trovò la morte in mare, la pagella cucita nella giacchetta. Forse a 14 anni il coraggio per salire a 7 mila metri di altezza, o attraversare il mare in tempesta, dove il gelo ti paralizza, le onde ti travolgono, si può avere solo per inseguire un sogno. Da quel Paese dell’Africa chissà quante volte Laurent guardando il mare e il cielo avrà sognato di andare a Parigi per fare lo scienziato, ritrovandosi invece un “senza nome” accartocciato come un fagotto informe.
Papà Marius una volta a casa, vorrebbe creare una fondazione che si occuperà di istruzione. Porterà il nome di suo figlio, Prince Laurent Barthélemy Ani Guibahi.
Non posso fare a meno di pensare al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Un passo del libro racconta di un pilota che incontra il piccolo aviatore. Il pilota è dispiaciuto perché capisce che il suo piccolo amico deve morire. Il bambino, allora, gli spiega che non deve essere triste perché quando si sarà consolato (e “ci si consola sempre”) gli basterà guardare le stelle per ricordarsi di lui perché una di quelle sarà sicuramente il suo pianeta: in questo modo, solo per lui, il cielo di notte conterrà il suo ricordo. I due si separano, ma da quel momento per il pilota il cielo sarà “il più bello e il più triste paesaggio del mondo” … Gli ricorderà il suo Principe.

Luisa Loredana Vercillo

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