REGGIO CALABRIA – “Come un ospedale da campo in tempo di guerra. Il risparmio elevato a sistema, l’arte di arrangiarsi a pratica terapeutica”. Così il segretario Nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo commenta l’utilizzo da parte dell’Ospedale di Reggio Calabria di cartoni per trattare lesioni ossee al posto di più moderni dispositivi medici o del più tradizionale gesso. “Il paziente è arrivato in pronto soccorso già con la stabilizzazione di cartone e noi non l’abbiamo tolta solo per evitare di perdere tempo e per fare subito una radiografia allo scopo di prevenire eventuali complicazioni”, ha detto all’ANSA il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Reggio Calabria Angelo Ianni a conclusione della direzione aziendale.
La Calabria, afferma il segretario Anaao, “è così diventata un non luogo della sanità pubblica, creato dalla ricerca spasmodica della sicurezza dei conti che ha preso il posto della sicurezza delle cure, dalla supremazia dei numeri che ha occupato lo spazio dei diritti, dall’incapacità delle politiche regionali di assicurare l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla costituzione”. Ma questa regione, prosegue, è diventata anche “il simbolo di un’altra Italia e, nello stesso tempo, lo specchio di quello che sarà tutta la sanità pubblica italiana se non si arresta il piano inclinato su cui è da tempo avviata. La desertificazione ospedaliera, i tagli al personale, la limitazione degli acquisti dei beni necessari per le cure, operati con il miraggio dell’equilibrio dei bilanci, hanno prodotto danni immensi alla tutela della salute dei cittadini ed alle condizioni di lavoro dei medici”.
E ad essere “al collasso”, conclude Palermo, “è tutta la sanità meridionale, con la Puglia che grida vittoria per una striminzita sufficienza raggiunta nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), la Campania che si accontenta del lento avvicinarsi ad un tale traguardo, e la Basilicata con un presidente agli arresti domiciliari perché accusato di invadenza pervasiva nella gestione della sanità”.