Catanzaro, Maxillo-facciale d’eccellenza al Policlinico Mater Domini con l’equipe del chirurgo Giudice

CATANZARO – Ci sono interventi in grado di salvare la vita ed altri che possono cambiarla. E’ il caso della chirurgiaortognatica, una branca della maxillo-facciale finalizzata al trattamento delle malformazioni scheletriche dento-facciali.

Uno dei pochi centri in cui si effettuano queste operazioni è il Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro dove è attiva l’U.O. di chirurgia Maxillo-Facciale, diretta dalla prof. Maria Giulia Cristofaro. In particolare, ad occuparsi della chirurgia ortognatica, è il dott. Amerigo Giudice, da molti anni docente dell’Ateneo calabrese oltre che nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia anche in quello di Odontoiatria e protesi dentaria, diretto dal prof. Leonzio Fortunato. In merito alla chirurgia ortognatica Giudice vanta un’esperienza ormai ventennale acquisita non solo sulterritorio ma anche in altre nazioni europee ed extra-continentali.

Negli ultimi tempi sono sempre di più le persone, in particolare giovani, che arrivano al Campus decise a cambiare il proprio aspetto. Non si tratta però dichirurgia estetica sic et simpliciter ma di un interventomolto più complessa che interessa le strutture ossee delvolto. Il paziente può presentare difficoltà nella masticazione nella respirazione che naturalmente possono costituire una limitazione dal punto di vista formale. Ma è soprattutto la sfera psicologica a condizionare la qualità di vita di queste persone. ​​​​​    ​​​​​​​​E’ il caso di due ragazze poco più che ventenni, Tina e Francesca (nomi di fantasia), una campana, l’altra calabrese, che hanno “ritrovato” il sorriso ed una straordinaria nuova fiducia in se stesse dopo l’intervento realizzato a Catanzaro.

“All’inizio la notizia dell’operazione mi ha destabilizzata, non lo nego – ha scritto una di loro – ho riflettuto ed ho deciso di intraprendere questo percorso in piena autonomia e la mia famiglia mi è stata sempre di supporto. Quando ho iniziato il trattamento non vedevo l’ora di operarmi ma quando mi hanno chiamata per il ricovero l’aspettativa aumentava parallelamente all’ansia. Nel reparto dell’ospedale ho trovato una equipe fantastica che mi ha dedicato tempo ed attenzioni sia prima che dopo l’intervento. Avevo un po’ di timore nel guardarmi per la prima volta allo specchio dopo l’operazione, ma la paura del cambiamento ha immediatamente lasciato il posto a gioia e soddisfazione per il risultato.

Due sono gli aspetti principali che attribuiscono a questa attività del dottor Amerigo Giudice un alto profilo di eccellenza: quello afferente strettamente alla fase chirurgica e quello psicologico.  Dopo un trattamento pre-chirurgico che dura dai 6 ai 18 mesi effettuato in stretta collaborazione con un ortodontista, si arriva alla programmazione dell’intervento, un processo completamente computerizzato, che si avvale delle più moderne tecnologie. La programmazione chirurgica viene effettuata servendosi di software dedicati: a partire dall’esame TC si esegue la ricostruzione tridimensionale delle strutture scheletriche per effettuare le osteotomie e gli spostamenti delle ossa mascellari valutando il risultato con una simulazione anche sui tessuti del volto. Questo iter digitale culmina con la costruzione dei wafer chirurgici che sotto la guida dell’occlusione dentale determinano il corretto posizionamento delle basi ossee in fase intraoperatoria. L’intera seduta chirurgica dura in genere non più di tre ore.

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Il recupero funzionale è molto rapido ed i pazientiricominciano ad alimentarsi (inizialmente con pasti liquidi) già il giorno dopo l’operazione. Dopo qualche settimana, si prosegue con il trattamento ortodontico post-chirurgico che dura dai 3 ai 6 mesi circa. Una volta ottenuta e stabilizzata l’occlusione ottimale il paziente è pronto per la sua nuova vita.

Non è banale definirla nuova vita: una delle ultime pazienti ha inviato al chirurgo maxillo-facciale catanzarese il video delle amiche rimaste colpite per la bellissima sorpresa, a conferma di quanto sia stato importante il rapporto tra il chirurgo e la paziente “Le ho accolto indossando una maschera – ha riferito la ragazza– perché volevo immortalare l’espressione di gioia quando ho mostrato il mio nuovo volto. E’ stata unafortissima emozione sia per loro che per me. Non ladimenticherò mai.”

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