RENDE (COSENZA) – In merito alle notizie di queste ultime settimane che vedono la Calabra Maceri “forzatamente coinvolta” alle problematiche ambientali delle aree industriali di Rende e Montalto Uffugo, giunge il comunicato da parte della stessa azienda a firma di Crescenzo Pellegrino, che riportiamo qui di seguito.
Questione odori molesti
Premesso che la nostra azienda insiste in un’area industriale e non all’interno di quella urbana e, quindi, quando si discute di “odori molesti” è opportuno riferirsi a tutto ciò che potrebbe generarli. Ad ogni modo, per dovere d’informazione e completezza, è opportuno mettere a conoscenza che tutte le attività svolte da questa azienda, avvengono nel rispetto dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata dalla Regione Calabria a seguito di una scrupolosa ed attenta valutazione di tutti gli impatti ambientali derivanti da questa attività. All’interno dell’autorizzazione citata sono prescritti obbligatori, piano di monitoraggio e controllo, di tutte le attività che devono avvenire periodicamente in forma di autocontrollo e con altrettanta carenza periodica da parte delle autorità competenti, nella specie Arpacal. Gli autocontrolli, ai quali deve ottemperare l’azienda, sono eseguiti giornalmente attraverso i propri tecnici e, in particolare, attraverso il proprio laboratorio istituito all’interno, proprio per maggiore accuratezza dei risultati. Non solo: per tutte le verifiche e i controlli di processo, l’azienda si avvale anche della collaborazione di un noto e specializzato laboratorio esterno, proprio a garanzia dei risultati. Il controllo esterno periodicamente (precedentemente ogni 6 mesi e oggi ogni 3 mesi) è effettuato alla presenza dell’Arpacal, deputata appunto al controllo e alle verifiche delle procedure di monitoraggio adottate e che devono essere conformi a quanto prescritto dall’AIA. L’evidenza di questi controlli e i risultati, possono essere consultati da chiunque sul sul sito http://portale.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?7637
Di tutti questi controlli tecnici effettuati emerge chiaramente e documentalmente, che l’azienda rispecchia in pieno i valori di emissione ammessi e le prescrizioni assegnate al proprio processo di lavorazione.
Centrale di produzione del biometano
Com’è noto, l’azienda dal 28 agosto 2018 immette nella rete Snam il biometano che produce dalla frammentazione di rifiuti organici in un proprio bioreattore anaerobico. Tale processo non produce nessuna emissione e, per di più, il trattamento anaerobico dei rifiuti organici e la conseguente produzione di biometano (combustibile verde il cui impatto ambientale è pari alla produzione di elettricità solare) è una BAT (Best Available Techniques) ovvero individuata come una tecnica impiantistica di controllo e di gestione che tra quelle tecnicamente realizzabili ed economicamente sostenibili per ogni specifico contesto, garantiscono bassi livelli di emissione di inquinanti, l’ottimizzazione dei consumi di materie prime: prodotti, acqua ed energia e un’adeguata prevenzione degli incendi. Si invitano i soggetti coinvolti in questo continuo ingenerare di sospetti che vi è un dovere di corretta informazione e comunicazione nei confronti della popolazione locale alla quale trasmettere l’esatto contenuto delle attività svolte e che, con l’entrata in funzione del digestore, questa azienda ha consentito un notevole passo in avanti al processo di trattamento della frazione organica, che la pone al livello dei migliori impianti presenti, non solo in Italia ma in tutta Europa. In definitiva emerge che mentre la nostra azienda e i suoi processi produttivi, in ragione dell’AIA sono controllati e monitorati di continuo, non si può dire di tutto ciò che non è assoggettato ad autorizzazioni così stringenti e che sono anche presenti nel territorio, tali da incidere potenzialmente sugli odori. Purtroppo il luogo comune che dai rifiuti derivino i problemi ha una lunga storia fatta dei pregiudizi, allorquando i sistemi adottati da questa azienda, sono interamente proiettati alla tutela dell’ambiente e a far diventare il rifiuto una risorsa. Questo è il luogo comune che dovrebbe essere fatto comprendere mediante una campagna di comunicazione e non di denigrazione. Siamo disposti con le amministrazioni locale e le autorità competenti a predisporre una importante campagna di monitoraggio di tutti i processi produttivi, con la verifica di tutte le emissioni odorigene di ognuna di queste attività.
Quantità di rifiuti lavorati nell’area di Rende
Viene sollevata da parte dei consiglieri comunali di Rende, la problematica riguardante il quantitativo di rifiuti che arriva nell’impianto e viene trattato. Su questa cosa bisogna innanzitutto specificare che i limiti dei quantitativi processabili nel nostro stabilimento, sono definiti dall’AIA secondo specifiche capacità impiantistiche che, al rilascio, sono state giudicate compatibili con gli impianti proposti e realizzati. È assolutamente pretestuoso e privo di ogni logica di scala economica, affermare che all’impianto di Rende dovrebbero essere trattati solo i rifiuti del Comune di Rende. È evidente a tutti che se passasse questo concetto, ogni 50mila abitanti ci sarebbe un impianto che per via degli investimenti minimi necessari e per i costi di gestione, avrebbe un costo di trattamento di dieci volte superiore. Costi che poi si ribalterebbero sulla popolazione servita. Oggi invece c’è un sistema per cui, se è vero che all’impianto di Rende arrivano rifiuti da tutta la Regione, è pur vero che gli scarti di queste lavorazioni vanno al termovalorizzatore di Gioia Tauro e alla discarica di Crotone. Tutta questa organizzazione è riuscita a tenere, fino a oggi, il prezzo del trattamento nella fascia bassa. In Calabria si spendono mediamente 130 €/tonnellata per il trattamento dei rifiuti urbani a fronte di Importi notevolmente superiori, anche oltre i 200 €/tonnellata, che si registrano nella altre regioni meridionali.
Poi, nello specifico del Comune di Rende, vorremmo far notare che la nostra presenza sul territorio il Comune ne ricava innumerevoli vantaggi:
Riceve una royalty annua superiore al milione di euro, tutte risorse che concorrono a mantenere basse le tariffe (tra le più basse d’Italia)
Ci sono 200 lavoratori, in gran parte residenti nel Comune che hanno trovato occupazione in azienda e che, grazie allo stipendio che percepiscono, alimentano all’economia del territorio
C’è la certezza della continuità dell’erogazione del servizio, che in tutti i Comuni calabresi manca.
Come si vede, sono tanti gli elementi positivi a cui guardare”.