L’Asp brancola nel buio, i cittadini chiedono chiarezza mentre a Rende il virus è senza freni

“La circolazione prevalente della variante inglese potrebbe sparigliare le carte per la sua elevata contagiosità e diffusibilità” scrivevano gli esperti solo qualche settimana fa. L’Italia è in balia della tempesta e prova ne è il fatto che la curva dei contagi stenta a decrescere (  le terapie intensive sono ancora piene) e soprattutto le classi scolastiche fanno da vera cartina di tornasole per quanto riguarda la diffusione del virus. Da nord a sud sono tantissime le scolaresche poste in quarantena, basti pensare al dato davvero impressionante di Roma dove se ne contano ben più di 100.

Ora che la Calabria in terza battuta è investita dalla bufera, i calabresi pagano il prezzo della incapacità della classe politica succedutasi negli anni al governo della Regione. La sanità al collasso, l’approssimazione con cui ci si è preparati ad affrontare la pandemia è tutta in 41 pagine, 7 allegati e una pioggia di milioni: 140 milioni di euro che la Regione Calabria ha bloccato perché non riesce a fare i bandi, mentre la gente muore perché manca il letto in ospedale! Sono passati 11 mesi! E non abbiamo, unica regione italiana, neanche un piano vaccinale!!

Accanto a questa inaccettabile realtà, i calabresi vivono lo sconcerto della sottovalutazione del rischio e della sottostima dei dati. La Calabria infatti si è ritrovata arancione grazie alla “sparizione” di 620 casi positivi: la settimana scorsa nel report ministeriale 29 marzo-4 aprile venivano trasmessi in piattaforma, dalla Calabria, 2.174 nuovi casi di positività mentre dal monitoraggio delle Asp, sono 2.794, 620 in più. E allora con giochi da prestigiatori e di colore in colore, di Comune in Comune, il virus dilaga.

Stessa identica cosa nel nostro Comune, Rende, che per la prima volta dall’inizio della pandemia è stato travolto e dal virus e dalla variante inglese, e che attraversa di certo un momento difficilissimo; tanto che il Sindaco, si è visto costretto alla sospensione delle attività didattiche in presenza e al divieto di assembramento nelle zone cittadine oggetto di particolare affollamento.

Anche a Rende, lo zoccolo duro è rappresentato dalla faccenda dei dati: le autorità sanitarie locali brancolano nel buio. Il Sindaco Manna in data 11 aprile, si è visto costretto, data la situazione particolarmente difficile riguardo all’aumento considerevole dei contagi per Covid, a chiedere formalmente all’ASP di Cosenza di voler urgentemente fornire dati ufficiali sul numero dei contagi registrati tra l’intera cittadinanza compresa quella scolastica. Sulla base di questi dati preoccupanti è stata emanata l’ordinanza di cui sopra: i dati in possesso del Comune sono risultati essere ben il doppio di quelli comunicati.

Intanto c’è grande fermento tra le famiglie per eventuali nuovi attesi provvedimenti del Sindaco alla luce anche del peggioramento registrato in città in questa settimana. Ieri, Rende è risultato il Comune con il maggior numero di casi della provincia, e oggi altri 18 sono i positivi emersi dal bollettino di monitoraggio. L’ indice dei nuovi casi settimanali è di 277 su centomila abitanti, oltre i 250 fissati dal governo.

Il Sindaco stesso nella sua ben motivata ordinanza del 13 aprile, mette in evidenza che al momento della stessa, il Comune contava ben 454 positivi che sono assolutamente destinati, a salire in questi giorni, nel loro conteggio visto che circa 300 cittadini di Rende attendono che vengano processati i tamponi molecolari effettuati nell’area mercatale della città. Questi numeri peseranno di certo sul bilancio, inoltre bisogna tenere conto che si lamenta carenza di personale, guasto di macchinari e mancanza di reagenti nelle Usca. Infine, dato non trascurabile dall’esecuzione di una media di mille tamponi al giorno se ne vedono processati solo la metà.  A tutto questo si affianca la lentezza nelle vaccinazioni e la mancanza di coordinamento a livello regionale.

Stesso discorso, della compromissione del lavoro delle autorità sanitarie locali e della loro incapacità di fornire un tracciamento adeguato per far fronte alla diffusione della pandemia, anche per quanto riguarda il comparto scuola: nell’ordinanza sindacale sono indicati, n. 21 casi di alunni in isolamento, n. 22 casi di alunni in quarantena, n. 6 casi di docenti in isolamento per un totale di 49 persone. Allo stato attuale questo numero dopo solo 3 giorni, viene raggiunto da uno solo istituto scolastico!!  Infatti dalla stima comunicata ai genitori proveniente da un istituto del territorio cittadino, emergono: 20 positivi tra docenti e alunni e ben 37 soggetti in quarantena per contatto con positivo (18 tra gli alunni) e il restante tra docenti e personale Ata.

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Indubbiamente la situazione cittadina si presenta in tutta la sua gravità: molte le famiglie colpite dal lutto e ancora di più tanti gli anziani che vivono l’estremo disagio della solitudine nel momento della malattia. Quello che inquieta sono i dati, che certificano ancora una volta il fallimento del sistema sanitario calabrese sulla pelle dei più giovani, nel caso della scuola, mentre nel caso dei ritardi nella somministrazione dei vaccini, sulla pelle dei più anziani.

Si attendono dall’Asp quelle “relazioni di dettaglio” richieste da DPCM Draghi attraverso cui gli organi sanitari competenti predispongono e forniscono ai sindaci i dati necessari perché possano tutelare la popolazione, intervenendo con le prerogative che sono proprie della massima autorità sanitaria presente sul territorio. Insomma gli ospedali sono al collasso, le scuole decimate qui in Calabria e la “vexata quaestio”, qui, come altrove, è se il Sindaco, deroga o meno legittimamente… Al Decreto Draghi.

Un anno di pandemia, e centomila morti, non ci hanno insegnato nemmeno il minimo sindacale: monitorare, tamponare e intervenire, celermente, invece di giocare a tennis con le responsabilità.

Spesso un’ammissione di resa può essere un atto di responsabilità.

Luisa Loredana Vercillo

 

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