Nocciola Tonda di Calabria, prosegue il progetto di ricerca “Valtifru 4.0”

Proseguono, nei territori di Cardinale e Torre di Ruggiero, storicamente vocati alla produzione della nocciola, le attività di ricerca nell’ambito del progetto “Valtifru 4.0” per la “valorizzazione delle filiere tipiche di frutta a guscio e fresca trasformata ad alto valore aggiunto”, finanziato dal Miur portato avanti da referenti scientifici dell’Università di Milano, dell’Università di Torino, del Centro di Ricerca pugliese “Basile Caramia”, dell’Arsac e di partner privati.

Ad osservare da vicino le caratteristiche della nocciola Tonda di Calabria bio, Roberto Botta, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino.

Riguardo la produzione corilicola locale, ha spiegato «è una realtà piccola, ma lo sviluppo di una filiera può risultare molto redditizio e innovativo a livello di prodotti. Dalle informazioni raccolte si tratta di una nocciola con ottime caratteristiche sotto il profilo gustativo. Viene utilizzata soprattutto tostata nel settore dolciario. Una filiera locale di prodotti trasformati, quali creme, potrebbe trovare uno spazio interessante nell’ambito della Calabria e dei mercati esteri».

Dal punto di vista operativo ha informato: «stiamo effettuando delle analisi chimiche. Da dati raccolti precedentemente la nocciola Tonda calabrese risulta possedere buoni contenuti di acido oleico. Ulteriori informazioni comparative le potremo avere dal confronto con altre varietà».

Riguardo alle caratteristiche dei noccioleti, ha edotto: «sono presenti impianti degli anni Cinquanta e Sessanta, con un’idea da allora abbastanza moderna: un solo tronco per facilitare la raccolta. Successivamente si è passati alla pianta a cespuglio. Sono piante in ottime condizioni, considerato che alcune hanno settanta anni. Non c’è irrigazione, ma i terreni e la pioggia riescono a fornire un’umidità sufficiente per portare avanti la produzione».

Dati che emergono da studi importanti in direzione del marchio Igp, che rappresenterebbe «un’ottima opportunità – ha commentato il docente Botta – se si crea un mercato di filiera che valorizzi la denominazione. Si tratta di un prodotto che viene da una zona particolare, biologico ed è un valore in più che fa la differenza, per un Igp di successo».

Relativamente al valore di una coltura tradizionale, alla storicità di una nocciola che ha assunto caratteristiche sue proprie si è espresso Fabio Petrillo, tecnico dell’Arsac, Saranno utili, ha riferito, per il riconoscimento dell’Igp, anche gli studi pedologici che si stanno conducendo nei noccioleti dell’areale di Cardinale e Torre di Ruggiero, per delineare le caratteristiche dei terreni.

Per Giuseppe Rotiroti, presidente del Consorzio Valorizzazione Tutela Nocciola di Calabria e

Associazione dei produttori Tonda di Calabria bio, «si procede coerentemente alla nostra intenzione di far assegnare alle nostre nocciole un tratto identificativo di straordinario valore, con il riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta. Importanti in tal senso risultano anche gli studi condotti nell’ambito del progetto “Valtifru 4.0” e siamo lieti di ospitare nei nostri noccioleti i tecnici che se ne stanno occupando. La loro presenza è un’opportunità di confronto e ci sprona a migliorarci».

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