Festival della Comunicazione, dovere del giornalista raccontare della famiglia come risorsa e non come problema

festival_della_comunicazione_cosenzaCOSENZA – “La famiglia oggetto e soggetto di comunicazione. Il ruolo del giornalista” questo il titolo dell’incontro che si è tenuto ieri al Salone degli Stemmi di Cosenza alla presenza dei rappresentanti di buona parte della stampa cattolica italiana.

Inserito nell’ambito del Festival della Comunicazione, il seminario, rivolto principalmente ai giornalisti calabresi, è stato aperto a tutti.

Il punto di partenza, il messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni Sociali che si celebra proprio oggi.
A sviscerare il tema i protagonisti dell’incontro che, moderati da Sr Cristina Beffa, responsabile nazionale del Festival, hanno offerto ai giornalisti presenti ottimi spunti che, se messi in pratica, possono dare davvero un grande aiuto alla famiglia.

Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana esordendo invitando tutti a leggere il messaggio di Francesco, ha subito posto al centro dell’attenzione un dato molto diffuso: spesso sui mass media la famiglia viene idealizzata oppure manipolata, ma non corrisponde mai alla realtà quotidiana. “È vero – ha detto don Sciortino – che fa più notizia un albero che cade che una foresta che cresce, ma noi dovremmo raccontare di più di questa foresta che cresce. La famiglia è una grande risorsa di questo Paese, purtroppo non riusciamo a raccontarla come tale. Il Papa – ha proseguito il direttore di Famiglia Cristiana – ci ha insegnato quanto ricca sia la normalità, la semplicità: nei tanti incontri-eventi che ha voluto (dei fidanzati, della famiglia, dei nonni), ci ha fatto capire quanto sia importante la solidarietà tra le generazioni”.

Scendendo proprio nell’aspetto più pratico, don Antonio ha chiesto: “Come operatori dell’informazione ci chiediamo cosa è essenziale?” ed ha esortato a non far prevalerr nel proprio mestiere il cinismo, “perchè mestiere vuol dire servizio, e noi siamo al servizio della verità. Il nostro dovere deve essere quello di saper scegliere ciò che è vero, di avvicinarci il più possibile alla verità”.
Dopo l’interessantissimo intervento del direttore di Famiglia Cristiana, ha preso la parola Francesco Ognibene, Caporedattore di Avvenire, il quotidiano della Cei. Il giornalista ha centrato il suo messaggio sulla libertá necessaria ad accostarsi alle notizie: “Io sono un giornalista libero, non ricevo pressioni dal mio editore che sarebbero i 226 vescovi delle diocesi italiane. Paolo VI, istitutendo questo giornale nel 1968 fu spinto dall’idea di dare una voce unica ai cattolici italiani. Obiettivo? Servire la causa dell’uomo. Ed entrando nello specifico, quale grande causa, se non quella della famiglia, deve essere al centro del nostro lavoro?”

A tal proposito Ognibene ha evidenziato l’inutilità di occuparsi sui media della famiglia quando questa si é già sgretolata. “Occorre farlo prima, seguendola, non aspettando le tragedie per doverne parlare, non esaltando il divorzio breve”. Raccontando del suo arrivo in Calabria, il caporedattore di Avvenire, avendo avuto piú tempo a disposizione, ha letto con piú attenzione alcuni quotidiani, e si è reso conto di come, tranne Avvenire, nessuna testata abbia dato il giusto risalto al messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha inviato al Forum delle famiglie, “in alcuni casi neanche un rigo”.

“La Giornata Internazionale della Famiglia – ha scritto Mattarella – proclamata dall’ONU nel 1994, ci offre ogni anno l’occasione per svolgere una riflessione approfondita sullo stato di salute delle famiglie italiane sulle quali è scaricato notevolmente il peso della crisi economica e occupazionale.
La Costituzione italiana indica la famiglia come ‘società naturale’ e ne fa un soggetto di diritti e un destinatario di specifiche tutele sul piano economico, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Se guardiamo specialmente al recente passato, possiamo dire che la famiglia, facendosi spesso carico di insufficienze da parte dei pubblici servizi, fornisce un contributo decisivo alla società italiana.
In questi anni difficili la famiglia ha svolto un prezioso compito di ‘ammortizzatore sociale’ in materia di assistenza, di accoglienza, di educazione, di integrazione e, persino, di coesione sociale. Nelle periferie esistenziali del nostro paese, laddove le relazioni sociali appaiono sempre più sfilacciate, spesso la rete familiare costituisce l’unica presenza significativa. Questo aspetto non esaurisce, naturalmente, la sua funzione all’interno di una società ordinata che tocca aspetti ineludibili che attengono alla sfera degli affetti, della solidarietà, della trasmissione di valori, dell’altruismo e del rapporto tra generazioni.
Per questo motivo, da tempo, si sottolinea l’opport unità di attuare politiche dirette ed esplicite per promuovere la famiglia, soggetto sociale di primario interesse pubblico. Si avverte, dunque, il bisogno di porre la famiglia al centro delle politiche sociali.

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Rivolgo un saluto affettuoso a tutte le famiglie italiane, con l’auspicio che, nonostante tanti sacrifici e momenti di difficoltà, non perdano la fiducia del futuro, patrimonio prezioso a cui ha diritto ogni cittadino”.

“I giornalisti – ha concluso Ognibene – a volte fanno poca esperuenza di famiglia e la sgretolano”.

“Dalle parole alla Parola” così il vaticanista del Tg2 Enzo Romeo, citando un certosino. “Spesso la tv propone la famiglia come prodotto ma con Papa Francesco ci viene concesso di passare da un atteggiamento speculativo ad un atteggiamento collaborativo: cioè i media possono ricevere dalle famiglie. Non si cresce eccedendo con le parole – ha aggiunto Romeo – ma riconoscendone il vero significato”.

L’ultimo intervento è toccato a don Gianni Epifani, direttore di A Sua Immagine e regista delle Messe trasmesse dalla Rai. Don Gianni piú che alle parole, si é affidato alle immagini. Trasmettendo su uno schermo dei video, infatti, ha posto l’accento innanzitutto sulla sostanziale differenza tra la famiglia moderna e quella di una volta, evidenziando come le new entry (tv, smwrtphone, tablet) mettano quotidianamente a serio rischio la comunicazione tra i vari membri della famiglia. Proseguendo nelle proiezioni, ha rappresentato le varie patologie della famiglia e come queste vengano accentuate con le fiction, la pubblicità, le riviste. Ed allora accade che tradimenti, rifiuto della maternità, separazioni, coppie omosessuali vengano amplificate, facendo perdere di vista quella che è la vera natura e la vera vocazione della famiglia.

Interventi provenienti dalla “voce” cattolica nazionale, dunque, dalla quale noi tutti dovremmo prendere esempio. La famiglia come comunitá che comunica, ha detto Papa Francesco: il compito del giornalista è molto delicato e non si puó certo esaurire nel raccontare i tristi fatti di cronaca che la riguardano. Occorre andare oltre e narrare della famiglia come di una grande risorsa e non come di un’istituzione in crisi o un modello da attaccare a tutti i costi. Occorre ricordare, facendo nostre le parole del Presidente Mattarella, che la “famiglia è una società naturale”, per cui non la si consideri soltanto dal punto di vista religioso. A prescindere dal credo religioso, la famiglia è la cellula fondamentale della società, quella stessa societá (civile, giuridica, istituzionale) che ha il dovere di difenderla e tutelarla da tutti quegli agenti esterni che la vorrebbero soltanto sgretolare.
A noi giornalisti il compito di provarci!

Candida Maione

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