Una gioia grande per tanti: don Francesco Maria Greco beato e l’applauso del San Vito

imageCOSENZA – I palloncini al cielo al momento della proclamazione a beato di monsignor Francesco Maria Greco è segno di quel legame forte che ha unito il Cielo alla terra, in particolare allo stadio di Cosenza. L’occasione era d’eccezione: l’amato Arciprete di Acri elevato all’onore degli altari.

Grande festa, nell’impianto sportivo cosentino. Migliaia di fedeli hanno gremito le due tribune e il prato per un evento storico per la Chiesa cosentina e la comunità. Sono arrivati da tutta la diocesi per celebrare il giorno dell’ennesimo luminoso testimone di una terra di Calabria spesso martoriata, spesso offesa, di certo vittima di tante criticità sociali ed economiche. Le visse anche don Greco, le doglie della Calabria. Ma era certo che i calabresi, con le loro forze, ce l’avrebbero fatta. La diocesi cosentina parla ancora il linguaggio della santità. Si ciba di essa, si nutre di quell’amore testimoniato da San Francesco di Paola, da San Nicola Saggio, da Sant’Umile da Bisignano, dal beato Angelo D’Acri. Da tutte quelle stelle del firmamento cristiano che il cardinale Angelo Amato ha voluto ricordare nel corso dell’omelia. Cinque anni fa, aui il porporato si è soffermato a lungo, proprio nella “Cattedrale” del San Vito avvenne la canonizzazione di suor Elena Aiello. Mentre il card. Amato citava i nomi dei Santi cosentini, è stato più volte interrotto dagli applausi dei tanti devoti presenti. Un’antologia di testimoni che hanno “combattuto la buona battaglia”, che, come atleti, hanno allenato la propria confidenza con il Signore, per servirlo e amarlo nei fratelli, con la certezza di contemplarlo poi nel Cielo. Cielo fremente pioggia, nella giornata della beatificazione di don Francesco Maria Greco. A tratti l’acqua piove copiosa, ma durante il rito c’è una provvidenziale quiete. Solo un piccolo venticello, una bella grazia da lassù, accompagna i diversi momenti della solenne cerimonia. Sono le 16,35 quando don Greco è dichiarato beato.

L’ufficialità nel rito avviene quando il card. Amato legge la lettera apostolica di papa Francesco. L’apostolo capace di “dare voce a chi non ha voce” è un nuovo compagno nel cammino di fede di un popolo, quello calabrese, che mantiene forte il legame con le proprie radici di fede. Anche gli altri vescovi, una ventina, applaudono. Il momento della beatificazione è solenne. Lo stadio lo vive con silenzio orante, salvo poi prorompere in un commosso applauso al momento dello svelamento dell’immagine ufficiale del nuovo beato. Poi l’omelia, i bambini che giocano alls porte di calcio. Quelle vere. Ma ci giocano con dei palloncini. Tutto fa colore. Con i bambini la gioia è ancora più gioia. Per tutti. Per questa Chiesa ancora una volta guardata e benedetta da Dio. (Paroladivita)

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