ARCAVACATA DI RENDE (COSENZA) – Due porte, una da attraversare per ricevere l’indulgenza del Giubileo della Misericordia, l’altra da attraversare per uscire e portare la Misericordia ai fratelli. Si trovò di fronte a questa spiegazione Papa Francesco, in una cattedrale dove il Vescovo aveva previsto questi due segni: “Che bello, esclamò il Pontefice, ecco un cammino che va dal cuore alle mani”!
Con questo aneddoto la giornalista Luisa Loredana Vercillo, che ha moderato l’incontro, ha aperto la breve, ma intensa, presentazione del libro, “Pastorale Solidale” di Don Carmelo Terranova, ieri ad Arcavacata presso la chiesa di S. Maria della Consolazione.
Presenti il Parroco di Maria S.S. della Consolazione, don Michele Buccieri, il prof. Luca Parisoli, docente di Storia della Filosofia Medievale presso l’Università della Calabria, e Don Carmelo Terranova autore del libro.
Dopo i saluti ed il benvenuto del parroco don Michele Buccieri, l’attenzione della moderatrice si è appuntata sulla necessità non di dare “ricette” sulla pastorale ma sull’intento di suscitare domande e stimolare soluzioni. Al centro della riflessione, i nuovi orizzonti pastorali, le nuove sfide che ne seguono, una pastorale solidale come quella che dà il titolo al libro di don Terranova e che appunto può essere sintetizzata utilizzando l’espressione del Pontefice, una pastorale guidata dalla Misericordia quella che va appunto dal cuore alle mani. E fulcro del libro è la prima Esortazione Apostolica di Papa Francesco datata 24 novembre 2013, la Evangelii Gaudium, La Gioia del Vangelo, documento programmatico dell’intero pontificato in cui Bergoglio esorta ad una nuova comunicazione come modalità di relazione con il prossimo.
E’ la profezia della “Chiesa in uscita” quella di Papa Francesco che chiede alla Chiesa un cammino di conversione pastorale. Per Francesco il significato di questa “uscita” è geografico ed esistenziale insieme. È un andare verso l’altro, verso altri soggetti, culture, popoli, verso le periferie geografiche ed esistenziali: ovvero gli impoveriti, gli scartati, i disperati, i falliti. Ed è anche un uscire da se stessi, un esodo esistenziale, che chiede di abbandonare la propria autoreferenzialità, le proprie comodità, le proprie certezze effimere, le visioni troppo rigide, le strutture pesanti e ingombranti che “ingabbiano”, “Gesù che bussa per uscire dall’interno delle nostre sacrestie” dove consumiamo un “vero e proprio sequestro di persona”.
Tre verbi per sintetizzare il testo di Pastorale Solidale: rimanere, uscire, partire. Rimanere, questo verbo indica l’abitazione del cuore. Abbiamo un’abitazione del corpo, ha detto la Vercillo, ma anche una del cuore. Per noi cristiani “rimanere” significa essere ancorati a Cristo. L’incontro con Lui ci cambia il cuore ci dà la forza per uscire dal centro, dal cuore alla periferia. Ma per uscire, per una Chiesa in missione, è necessario rimanere in Cristo. La forza di ogni uscire è il rimanere, altrimenti si rischia di andare come i discepoli di Emmaus, tristi e curvi nei nostri tramonti dimentichi della Resurrezione. Poi partire, aprire la porta in uscita, quella della Misericordia, lasciando le nostre abitudini e convenzioni i nostri “si è sempre fatto così”. E mettersi in cammino, leggeri, solo con calzari e bastone, e senza caricare di precetti aggiuntivi coloro che incontriamo sul cammino.
Infine, al partire, la giornalista ha sottolineato l’opportunità di aggiustare il tiro e “partire con gioia”; una Chiesa che non sia triste, che non abbia nei suoi sacerdoti ed operatori pastorali la “faccia dell’aceto” o quella da santini, per dirla alla Papa Francesco, è il primo biglietto da visita da giocarsi in tema di evangelizzazione: una Chiesa gioiosa della Resurrezione, perché non siamo mandati ad asciugare lacrime ma a seminare gioia. Le aree dove raccogliere la sfida sono molte: giovani, poveri, famiglia come sottolineato dal Pontefice, nell’Amoris Laetitia.
Sulla famiglia l’intervento poi del Prof. Luca Parisoli che ha posto l’attenzione su tutto il tesoro degli insegnamenti tradizionali della Chiesa, con la novità di un linguaggio pieno di concretezza e di dialettica, di bellezza e di sacrificio, di vulnerabilità e di tenacia. Le famiglie come focolaio di fede e di cultura pastorale. Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare.
Don Carmelo Terranova, l’autore del libro, si è confrontato con la moderatrice dei lavori ed ha posto l’accento sull’urgenza di un cambio di mentalità e di atteggiamenti. Si è convenuto sulla cattiva abitudine nella nostre parrocchie di rimanere fedeli ad un agire che si è consolidato nel tempo e che ostacola la vera fedeltà a Cristo che è conversione e ascolto, soprattutto dello Spirito Santo che cambia le carte in tavola.
Spesso arranchiamo, ha sottolineato Vercillo, nel corrispondere alle attese dei giovani: le chiese sono semi vuote, i giovani lamentano una certa sfiducia verso la gerarchia. Viene fuori così, una riflessione anche sul Sinodo dei Giovani in corso a Roma dal 3 al 28 ottobre. Il primo appello del Papa è quello rivolto ai giovani di “mettere in moto la nostra capacità di sognare e sperare” che non è stato rivolto alla gioventù, ma cosa inusuale a tutta la Chiesa! Un Pontefice che chiede ai giovani di portare nella Chiesa “il vostro istinto di felicità” e che dialoga con gli stessi su migranti, sessualità, tecnologia, poveri, sorprende positivamente sia i partecipanti sia i mass media.
Don Carmelo Terranova ha auspicato che sempre più la Chiesa possa diventare empatica nella sua missione di evangelizzazione citando Frérè Alois di Taizé: “serve un vero ‘ministero di ascolto’ dei giovani”. Dai giovani alla pastorale cibernetica il passo è stato breve, l’autore di Pastorale Solidale ha evidenziato il tema scelto da Francesco per la 53° Giornata Mondiale delle Comunicazioni, “Siamo membri gli uni degli altri. Dalle community alle comunità”.
E’ emerso dal dialogo tra gli ospiti, l’attenzione del Papa per i nuovi ambienti comunicativi e in particolare ai social come nuovo luogo di incontro e dialogo. Evangelizzare, perché da una rete di fili si giunga ad una rete di persone.
Siamo chiamati dunque a far crescere una pastorale solidale, una cultura della misericordia, basata sulla scoperta dell’incontro con gli altri, una cultura in cui nessuno guarda al proprio prossimo con indifferenza. Diventare artigiani di pace, di misericordia, di giustizia, altrimenti si rimane fermi alle chiacchiere.
Ancora il cammino è lungo, c’è tanto da fare, da cambiare, da convertirsi; senza andare tanto lontano ma guardando alle nostre parrocchie tante volte ci si trova in “ambienti” chiusi, autoreferenziali, dove ci si sente “migliori” di chi è fuori dalla sacrestie, dove si litiga per la pulizia delle aule, per acconciare i fiori o peggio ancora come dice Francesco si “fanno le chiacchiere che uccidono”. Non resta allora che affidarsi a Maria Madre della Chiesa, Madre che ci “primerea”, ci anticipa, ci sorprende, e a “questo tempo della Misericordia per tutti e per ognuno perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza”.