Il sindaco Occhiuto ricorda Sergio Cosmai: “Un martire morto per le sue battaglie di legalità che ricorderemo per sempre”

COSENZA – Il 12 marzo 1985 moriva Sergio Cosmai, integerrimo direttore del carcere di Cosenza, trucidato sotto i colpi della criminalità organizzata mentre percorreva il viale che da anni porta il suo nome.

Il 10 marzo 2013, proprio a ridosso del luogo dove brutalmente ebbe fine la sua vita, l’Amministrazione comunale inaugurò una scultura che, nel commemorare l’uomo che fu un esempio di legalità, è presidio di una tragedia che non va dimenticata.

“Sergio Cosmai resterà per sempre parte integrante della nostra comunità – afferma il sindaco Mario Occhiuto nel giorno del 32esimo anniversario della scomparsa – Gli insegnamenti che ci ha lasciato e che continua a lasciare alle nuove generazioni non potranno mai essere cancellati da nessuna mano omicida. A noi spetta il compito – aggiunge il primo cittadino – di tramandare l’importanza della sua figura ai giovani che hanno bisogno di nutrirsi di miti positivi, di eroi comuni e nello stesso tempo straordinari. Questa giornata in cui commemoriamo la sua morte apre la settimana che celebra le vittime delle mafie e che vedrà domenica prossima a Locri la presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Rievocare i valori professati da Cosmai nella sua breve esistenza, a partire dall’applicazione indefessa delle leggi nella casa circondariale da lui diretta e in cui i boss dell’epoca volevano imporre la tracotanza del loro potere, significa portare avanti quegli stessi valori, ricordando nel contempo le altre vittime di allora che non dobbiamo consentire di finire nell’oblio, quali l’imprenditore Mario Dodaro e l’avvocato Silvio Sesti. Le amministrazioni locali hanno il dovere di mantenere costantemente la bussola della legalità – aggiunge ancora Occhiuto – esprimendola con i fatti e non con i proclami retorici. Sergio Cosmai -conclude poi il Sindaco – è nel Pantheon della nostra città e del Paese. Nel suo eterno ricordo siamo tutti vincolati a vivere al di là di qualsiasi perimetro o confine pericoloso, riconoscendo alla vita di questi grandi uomini il ruolo di consolidatori della nostra preziosa democrazia”.

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