COSENZA – Si chiude con un bilancio positivo la terza edizione del Festival del Giallo e del noir di Cosenza. Sono stati veramente tanti gli appassionati che nel fine settimana hanno riempito il Chiostro di San Domenico per partecipare agli incontri con gli scrittori del genere (tra quelli più rappresentativi a livello nazionale) che gli organizzatori della manifestazione sono riusciti ad assicurarsi.
Una due giorni molto intensa nel corso della quale, nel salotto allestito all’interno del Chiostro di San Domenico, si sono avvicendati alcuni autori appartenenti non solo al genere giallo o noir, nel senso più classico del termine, ma anche ai sottogeneri che ne sono scaturiti: il thriller o legal thriller, il pulp, ecc.
Comprensibile la soddisfazione dell’Assessore alla Comunicazione e agli eventi del Comune di Cosenza Rosaria Succurro che ha creduto nella manifestazione e che nella giornata conclusiva del Festival ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale. Un ruolo di primo piano, infatti, quello avuto dal Comune e dalla Provincia di Cosenza, insieme all’Associazione di promozione sociale “Prospettiva Avvenire”.
“Avessimo avuto più tempo a disposizione, il Festival avrebbe raggiunto risultati ancora più ragguardevoli – ha sottolineato l’Assessore Succurro. Siamo molto soddisfatti per come sono andate le cose. La consistente presenza di un pubblico qualificato e appassionato ci ha indicato la strada per il futuro. Il Festival del giallo e del noir dovrà avere una sua continuità perché è un evento di qualità e perché ha dimostrato ancora una volta che Cosenza è una città ricca di un cospicuo numero di cultori del genere e che può, a giusta ragione, ambire ad avere una sua collocazione nell’ambito di quei festival già molto radicati nel nostro Paese e che stanno crescendo a dismisura un po’ ovunque”.
Ad esprimere compiacimento per la riuscita della manifestazione anche il Direttore artistico del Festival del giallo e del noir Giovanni Guagliardi.
“La partecipazione, oltre ogni più ottimistica previsione, degli appassionati che hanno affollato il Chiostro di San Domenico nelle due giornate di incontri con gli autori- sottolinea Guagliardi – così come le numerose scolaresche, provenienti anche dalla provincia, che hanno visitato la mostra “Scatti in giallo” al Museo delle Arti e dei Mestieri, i tanti uomini e donne di cultura, attori, musicisti e disegnatori locali che hanno fatto la corsa ad offrire spontaneamente il proprio contributo alla riuscita dell’evento, confermano la bontà dell’intuizione degli organizzatori di riproporre un’esperienza che negli anni passati aveva fatto tanto ben parlare di sé. La mia più grande soddisfazione – prosegue Guagliardi – è stata quella di toccare con mano il gradimento del pubblico e di vedere gli occhi degli scrittori di fama nazionale intervenuti, letteralmente rapiti dal fascino delle sale del Chiostro, dal calore dei lettori, dall’accoglienza ricevuta, impreziosita dalla professionalità e dal garbo degli allievi dell’Istituto Alberghiero Mancini-Tommasi di Cosenza, egregiamente formati dal dirigente scolastico Paola Bisonni, che hanno proposto un’apprezzata degustazione degli Arancini del Commissario Montalbano, accompagnati da un eccellente vino del territorio. Un grande merito va al Comune ed alla Provincia di Cosenza per aver creduto nel progetto e per esserci stati costantemente vicini nella sua realizzazione. Questo Festival, dopo un anno di pausa, è tornato per ambire a diventare un appuntamento fisso nel panorama della già ampia ricca offerta culturale della città. In tal senso non mancano le idee per proporre nel 2016 un Festival ancora più vivace ed entusiasmante. Sono fiducioso che la città, nelle sue componenti pubbliche e private, continuerà a sostenere e a valorizzare questa esperienza”.
Tornando alla giornata di chiusura del Festival – gli appassionati che non lo hanno ancora fatto avranno ancora tempo fino a mercoledì 2 dicembre per visitare la mostra “Scatti in giallo” allestita al MAM – vivo l’interesse suscitato dagli ultimi ospiti: gli scrittori Gianluca Morozzi, Mimmo Gangemi, Vito Bruschini, Stefano Piedimonte e Alda Teodorani.
Il bolognese Morozzi ha dialogato con Antonio Bastanza, soprattutto del suo ultimo libro, “Lo specchio nero”, edito da Guanda. Tra i portici e i bar di una Bologna bohémien, si sviluppa un’indagine psicologica che colora di tensione il presente apparentemente normale di un uomo, testimone inconsapevole di un duplice omicidio. A leggere alcune delle pagine più significative del libro, Amelia Nigro, accompagnata alla chitarra da Massimiliano Curti.
“Lo specchio nero” è strutturato come un giallo classico e “alla fine – come ha spiegato al pubblico del Festival lo stesso Morozzi – c’è la spiegazione di tutto”.
Forte del successo dei suoi precedenti libri, “Il giudice meschino” e “Il Patto del giudice”, Mimmo Gangemi, calabrese di Santa Cristina d’Aspromonte, ha dialogato al Festival del giallo con Amelia Nigro, presentando un nuovo capitolo della sua produzione letteraria, edito da Garzanti, “La verità del giudice meschino”, che torna a parlare di ‘ndrangheta e che riprende il personaggio del magistrato Alberto Lenzi. Gangemi sta raccogliendo ora i frutti del suo impegno e non le manda certo a dire quando, per spiegare la sua precedente emarginazione, afferma “ho pagato per aver detto delle verità scomode”.
Non fa molti giri di parole quando afferma che “la ‘ndrangheta è un bubbone terribile”, respingendo però le ricostruzioni secondo le quali “il 27% della popolazione calabrese sarebbe organica alla ‘ndrangheta ed il fatturato annuale della stessa ammonterebbe a 48 miliardi di euro all’anno. Aspetti questi – aggiunge Gangemi – che alimentano un fiato fetido che la nostra regione non si toglierà mai di dosso e che compromette irrimediabilmente anche il turismo”. Ma Gangemi ha indicato anche la strada per uscirne: “solo la cultura e aprirsi con la mente può debellare questo fenomeno”. Particolarmente interessante anche la successiva discussione con il giornalista, scrittore e sceneggiatore Vito Bruschini, autore de “I Cospiratori del Priorato”, pubblicato da Newton Compton. Bruschini ne ha discusso con Pier Francesco Bruno.
Il libro, come il precedente dello stesso autore, “I segreti del Club Bilderberg”, si interroga su chi siano i detentori del potere nel mondo.Qui Bruschini immagina che una congregazione segretissima, il Priorato, costituita da ex gesuiti, da oltre cento anni sta cercando di estendere il suo dominio, attraverso il controllo delle anime e delle coscienze, all’intero pianeta. E per farlo è disposta a tutto, anche a usare i Protocolli degli anziani savi di Sion, i documenti maledetti che hanno dato vita a uno dei più diabolici miti del secolo scorso. Il libro di Bruschini è un thriller che fa pensare anche alla fantapolitica. Ma una fantapolitica non molto distante dalla realtà se è vero come sostiene Bruschini “che i nuovi potentati hanno pianificato la crisi economica mondiale, annientato la classe media e asservito in modo assoluto la classe operaia per poi passare a dominare i mezzi di comunicazione, togliendo la sovranità monetaria agli Stati”.
E’ un serial killer sgrammaticato, invece, il protagonista de “L’assassino non sa scrivere” di Stefano Piedimonte, della scuola napoletana del giallo, che ne ha discusso al Festival con Silverio Curti e Brunella Solbaro. Influenzato da Stephen King, da Stefano Benni e dalla serie “Twins Peaks” di David Linch, Stefano Piedimonte ha scritto quella che lui stesso ha definito “una favola nera” che sfugge ai canoni del giallo tradizionale che, tra l’altro neanche sembra interessargli tanto.
Un libro percorso da una buona dose di ironia, a cominciare dal nome del paese di campagna, Fancuno, che finalmente esce dall’anonimato proprio a seguito degli omicidi commessi dal serial killer niente affatto istruito.
Ultima protagonista dell’edizione 2015 del Festival del giallo, Alda Teodorani, considerata un po’ come la regina dell’horror-noir metropolitano della narrativa italiana. La Teodorani ha dialogato con Vincenzo Montisano ripercorrendo le tappe fondamentali dela sua attività nella quale ha tratto alimento dal suo rapporto con il male. “La pistola – ha detto la Teodorani, è usata dai giallisti. Il coltello, silenzioso, discreto, è una prerogativa fondamentale dello scrittore noir”.