B-Book Festival, intervista allo scrittore Pino Pace, autore di “Bestiacce”

imageCOSENZA – In occasione del B-Book Festival, ancora in corso a Cosenza, presso “La città dei ragazzi” , ecco un’intervista allo scrittore Pino Pace, autore del libro “Bestiacce”.
Signor Pace, dove trova ogni volta l’ispirazione per ideare le creature fantastiche presenti nel suo libro che tanto affascinano i più piccoli e non solo?
Questo degli animali fantastici è un gioco molto antico, non lo invento io, un gioco che facevo con mia figlia e consisteva nell’unire due animali diversi formandone uno nuovo. Per esempio se io dicevo cane, e lei farfalla, ne veniva fuori la canalla. Il libro è scritto in collaborazione con Giogio Sommacal, validissimo illustratore e fumettista, a cui è seguito un altro libro, Univerzoo, e prossimamente ne uscirà uno nuovo sui dinosauri.

In questi tempi, in cui i ragazzini fanno un uso smodato di strumenti tecnologici, come smartphone e tablet, allontanandoli dai libri cartacei, come vede il prossimo futuro e che consigli si sente di dare a tal proposito?
Non mi scandalizza che i ragazzi facciano uso di questi strumenti, il problema è che se ne fa un uso incontrollato che poi ci si rende conto che non si è fatto nulla. Paradossalmente l’editoria per ragazzi non è mai stata così vivace come adesso, si vendono molti libri ed ebook.

Ma più in formato digitale o cartaceo?
Cartaceo. Anche il digitale rende ma il formato “classico” presenta meno limitazioni rispetto ad un ebook. Un libro puoi regalarlo, conservarlo, scambiarlo, toccarlo. Resta li per sempre, a differenza di un lettore digitale che se cade a terra si rompe e perdi tutto. Ricordo quando ero ragazzino, andavo dai miei nonni, trovavo dei libri che non avevo e li leggevo, cosa che questo è permesso appunto solo dai libri di carta. Non è solo una questione “romantica”, ma così funziona meglio.

imageRitiene che ci vorrebbe più divulgazione di eventi simili a questi a cui ne ha preso parte? Poiché, specie in Italia, la lettura dei libri è in crisi…
Si certo, è bello che i ragazzi si avvicinino e si appassionino di più alla lettura. Ora non vorrei andare contro i dati, perché è vero che tipo in Norvegia tantissimo a confronto con il nostro paese, ma è anche vero che in Italia si legge molto di più rispetto al passato. Siamo cresciuti come numero anche noi scrittori. Noi scrittori moderni, a differenza di quelli più “tradizionalisti”, siamo più propensi a partecipare a queste mostre e condividere e promuovere il nostro prodotto. E’ come i musicisti che, accertata ormai la difficoltà nel vendere dischi, puntano molto sui concerti. Il concerto, come una mostra, è un momento d’incontro con il tuo pubblico e anche un modo per fare business. Le cose col tempo cambiano, tutto si evolve e si trasforma.

Pensa che gli adulti crescendo perdano quella capacità, propria dei bimbi, di sognare e fantasticare?
Gli adulti non dovrebbero perdere mai questa facoltà, altrimenti è come se l’infanzia fosse una semplice fase in cui si è un po’ “scemotti” e poi si prende coscienza della vita e della realtà. Invece dovrebbero mantenere un angolo in cui si è ancora bimbi. Anche io seguo la vita ordinaria da adulto, ho un lavoro, una famiglia, faccio la fila per le bollette, ma quando scrivo trovo quello spiraglio di fantasia ed è come se tornassi un po’ indietro. Diventare adulti non dovrebbe essere un perdere qualcosa, ma acquistare qualcosa in più. Ogni tanto bisogna fare cose che apparentemente possano non avere scopo o senso, tenetevi quello spazio che avevate nel periodo dell’infanzia.

Paolo Conforti

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