Che ci fa una cavalletta (vera) in un capolavoro di Van Gogh?

In uno dei capolavori di Vincent Van Gogh, Olive trees, è stata trovata una cavalletta. Per oltre un secolo è rimasta nello strato di pittura senza che nessuno se ne accorgesse. Il quadro, realizzato dal pittore olandese nel 1899, è stato oggetto negli scorsi mesi di un’analisi che ha riguardato tutte le opere del Nelson-Atkins Museum di Kansas City, nel Missouri, in vista della realizzazione di un nuovo catalogo digitale che prenderà vita nel 2019.

Mary Schafer, responsabile dell’operazione, ha sottolineato come questo tipo di scoperta non sia così insolita e che, a occhio nudo, è molto difficile identificare particolari così nascosti. La cavalletta, infatti, misura appena due millimetri. Ma la sua presenza potrebbe non essere casuale.

Il ruolo della piccola cavalletta
Schafer sperava di poter ottenere alcune informazioni dal piccolo insettio come, ad esempio, la stagione in cui il quadro è stato dipinto. Ma gli studi condotti insieme all’entomologo Micheal Engel, professore alla Kansas University e collaboratore del museo di storia naturale di New York, non hanno portato gradi risultati, almeno in questo senso. Hanno appurato come l’animale fosse privo di torace e addome e come non ci fossero, tutt’intorno, segni nella vernice che mostrassero un qualsiasi movimento. È molto probabile dunque che fosse già morta. Forse collocata lì dallo stesso pittore e sepolta da vorticose e volontarie pennellate?

L’amore di Van Gogh per la natura
Vincent, in una lettera del 1885, parla al fratello Theo di quanto gli piacesse l’idea di lavorare in mezzo alla natura, seduto all’aperto, fuori dalle mura del suo studio. Racconta della brughiera, della polvere e della sabbia, degli alberi e dell’aria. E degli animali. Come mosche e cavallette che catturava. Una delle ipotesi, dunque, è che la cavalletta non sia caduta involontariamente mentre il quadro veniva realizzato.

Non è del resto l’unico punto interrogativo che gli Ulivi portano con sé. Van Gogh usava un pigmento rosso destinato ad affievolirsi e a svanire con il passare del tempo. Il dipinto, terminato appena un anno prima della tragica morte del pittore, potrebbe quindi rivelare altri piccoli misteri e sarà studio di analisi ancora più approfondite. L’unica cosa certa è che Van Gogh amava moltissimo quella pianta tanto da descriverla così a suo fratello: “Il mormorio di un uliveto ha qualcosa di intimo e immensamente antico”. Come quella piccolissima cavalletta di 130 anni fa.

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