CASTELSILANO (COSENZA) – Un defibrillatore cardiaco di ultima generazione verrà consegnato, domenica 18 settembre, dall’associazione SAM, dall’IRIFOR di Cosenza e dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Cosenza alla comunità di Castelsilano. Un piccolo borgo di montagna che avrà ha disposizione questo importante strumento da impiegare in caso di emergenza.
Il suo utilizzo sarà possibile grazie a 25 giovani del luogo che sono stati formati durante il corso che hanno seguito quest’estate durante il campo di protezione civile promosso dall’Irifor con il progetto “Noi lo facciamo e tu?”.
Un progetto di formazione e attività di protezione civile che ha visto tutta la collettività di Castelsilano protagonista delle azioni.
Il defibrillatore sarà posizionato al centro del paese e potrà essere facilmente raggiunto da tutta la collettività.
In Italia ogni anno, secondo l’istituto Superiore di Sanità, i decessi per Morte Cardiaca Improvvisa (MCI) sono circa 73.000, circa 200 vittime ogni giorno.
L’arresto cardiaco colpisce in modo sia soggetti apparentemente sani che cardiopatici noti; in entrambi si assiste, per l’insorgenza di aritmie ventricolari, ad un rapido decadimento delle funzioni vitali. La probabilità di sopravvivenza si riduce del 10-12% per ogni minuto che trascorre prima della defibrillazione; trascorsi 10 minuti dall’insorgenza la sopravvivenza è praticamente nulla.
Per tale ragione è importante la rapidità con cui viene attivata la Catena della Sopravvivenza: riconoscimento del quadro e allarme immediato con attivazione del 118, manovre di rianimazione cardiopolmonare precoce; applicazione precoce della defibrillazione tramite DAE (defibrillatore semiautomatico esterno).
Tutte manovre che determinano il mantenimento di una persona in vita. “La donazione del defibrillatore da parte dell’Irifor -sottolinea il Presidente dell’Unione Ciechi e Ipovedenti di Cosenza Giuseppe Bilotti- rompe gli schemi usuali dell’indifferenza sociale e apre nuove dinamiche di condivisione e di buone prassi, per la sicurezza dell’individuo che vive e lavora in un piccolo paese di montagna, lontano dalle logiche della sicurezza e della protezione”.