Alla “Falcone” di Rende per una nuova alleanza educativa: contro la teoria del gender la Natura ha la sua verità

RENDE (COSENZA) – “Se una società vuole veramente proteggere i suoi bambini, deve cominciare con l’occuparsi dei genitori”, scriveva lo psicologo e psicoanalista britannico, Bowlby. Si è tenuto questa sera, presso l’Auditorium della Scuola Secondaria di Primo Grado “G.Falcone” di Rende, un incontro dibattito, rivolto a genitori e docenti, sul tema: “Parliamo di Gender” – Per una nuova alleanza educativa.
L’incontro, moderato dal Dirigente Scolastico Franca Lucia Perri, ha visto i saluti di Luigi Vinceslao, Presidente Centro Bachelet di Cosenza e l’introduzione del Prof. Mario De Bonis Consigliere Nazionale A.Ge. (Associazione Genitori). Hanno relazionato il Dott. Antonio Meo, Pediatra di origini calabresi ma residente a Rovigo ed il Prof. Giuseppe Bruno, Dirigente Scolastico, Consigliere Regionale UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi).
La serata ha preso il via con la presenza, presso l’adiacente cortile scolastico, di un gruppetto di Giovani Comunisti muniti di striscione e megafono contro gli “omofobi” genitori e insegnanti colpevoli – così recitava il loro volantino – di “non rendere consapevole il bambino di ciò che siamo, guardare con occhi neutri ciò che la nostra società percepisce come diverso, cercando in questo modo di crescere adulti consapevoli e liberi di accettare ogni individuo nella sua completezza, senza renderlo oggetto di discriminazione.”
Inoltre i giovani lamentavano un’assenza di contraddittorio (un loro rappresentante è stato prontamente sollecitato a prendere parte all’incontro, ma l’offerta è stata rifiutata poichè l’intero gruppo pretendeva di entrare); con l’intervento dei Carabinieri si è potuto dare avvio al regolare svolgimento del dibattito.
E questa presunta neutralità, questa società del “tutto e subito” e del relativismo più sfrenato, sposo chi mi pare, “faccio” l’uomo o la donna quando e come voglio perché uomo o donna non si nasce ma si diventa, come arginare questi disvalori, sono stati i temi cardine degli interventi del Dott. Meo e del Prof. Bruno.
Il Dott. Meo, con un abile excursus, si è mosso partendo da Benedetto XVI, che presentava la teoria del gender come “nuova filosofia della sessualità”, segnalandone nel 2012 la pericolosità, a Papa Francesco, che in più occasioni ha parlato della teoria gender, descrivendola come uno “sbaglio della mente umana” a Napoli, nel 2015. “L’ideologia gender non esiste” si è smentito da più parti ma “Papa Francesco, proprio al termine del Sinodo sulla Famiglia, nell’ “Amoris lætitia”, ha scritto: ‘Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata “gender”.’
A questo proposito ricordiamo anche che Papa Francesco ha detto il suo no alla “colonizzazione ideologica” nelle scuole per cambiare la mentalità: è sui banchi di scuola, infatti, che vengono promossi i primi rudimenti di un’ideologia che alla fine, parole di papa Francesco, “è contro le cose naturali”.

Dell’ideologia gender non esiste una definizione ufficiale, ma nel concreto dissolve i generi e il sesso: un individuo si percepisce come maschio, femmina, omosessuale, lesbica, transessuale, bisessuale o sessualmente fluido indipendentemente dall’imprinting genetico e dalla conformazione dei genitali. Si perde la propria identità sessuale, e l’essere donna o uomo non è “qualcosa che si è”, ma “qualcosa che si fa”. La nostra società libertaria, utilitaristica e relativistica è terreno fertile per questa ideologia che trova l’apice nell’affermazione di una supremazia della mente, un diritto di proprietà sul corpo, da usare e manipolare a piacimento come quando si “compra” un figlio affittando un utero. In realtà la natura ha provveduto in modo diverso. Sappiamo bene che si nasce uomini e donne ma sentiamo da più parti che omossessuali, lobby Lgbt, mass media, programmi scolastici utilizzano termini quasi rassicuranti come “parità”, “contrasto alle discriminazioni” e via dicendo.
Come poter districarsi nella giungla della subdola “teoria gender”, si chiede invece il prof. Bruno, che mette in rilievo il difficile compito delle agenzie educative, famiglie, scuole, parrocchie, associazioni che avvertono sempre di più il bisogno di fare qualcosa insieme per costruire una strategia che abbia una visione di insieme e che abbracci i nostri bambini, i nostri giovani come uomini e donne nella propria totalità e non in chiave solo utilitaristica e in un’ottica socio economica. Il “rischio gender” va arginato sulla base del fatto che l’esperienza umana si è sempre collocata in un orizzonte di verità che non decidiamo noi, perché ci è dato come realtà (la mela con cui San Tomaso d’Aquino, era solito iniziare le sue lezioni: “Questa è una mela. Chi non è d’accordo può andar via”) e che necessario è, superare il conflitto dei nostri giorni tra natura e cultura a scapito della natura e spesso solo a vantaggio del dato culturale. E’ così che si perde di vista, per il prof. Bruno, l’uomo nella sua interezza.
L’ideologia gender spinge dunque facendo ingresso nel mondo della scuola, dei media, delle decisioni istituzionali a rinnegare questo presupposto di realtà, scegliendo invece come valore supremo il principio di autodeterminazione. Ma l’uomo non può autodeterminarsi. Non lo permette la natura che non si fa “cambiare” di certo dall’uomo. Verrebbe da chiedersi quando ascolteremo che anche la Natura è omofoba…

E’ tutto perduto allora? Dobbiamo spaventarci nel nostro ruolo di educatori? Non dimentichiamo che sono i genitori i veri “maestri “dei figli e che i primi anni della scuola sono determinanti; una grande responsabilità per famiglia e scuola.
Gli uomini di domani sono i bambini di oggi, quelli che siedono sulle nostre ginocchia e che respirano nella famiglia, nella scuola, i valori della vita. Il nichilismo che annulla i valori si combatte con la forza dei valori cristiani; al dilagare incontrollato della pornografia si contrappone la bellezza dell’amore e della sessualità; del dono e della condivisione; all’ideologia Gender si risponde con la scuola di vita.
Cerchiamo di educare con l’esempio prima che con regali e nozioni che sommergono spesso i nostri bambini. L’esempio non compromette il bilancio familiare, né la pagella scolastica. Pacchi di abbracci e baci per far sentire il nostro affetto e sorrisi di approvazione per una nuova regola grammaticale appresa, per ogni tabellina memorizzata e un cesto colmo di tempo da dedicare loro per ascoltarli, condividere le fatiche ed esperienze, gioire alle loro gioie e soddisfare le loro curiosità, insegnando il rispetto e la tolleranza che non dipendono certo dall’essere “rosa o azzurro”.

Accompagnarli lungo tutto il percorso della vita senza avere paura della verità, farà di loro uomini e donne capaci di rendere migliore la nostra “casa comune”.

Luisa Loredana Vercillo

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