Conferita la Laurea Magistrale ad Honorem in Scienze della Formazione Primaria a Karl-Otto Apel

unical_laurea_magistrale_ad_honorem_karl-otto_apel_1ARCAVACATA DI RENDE (CS) – E’ stata conferita, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi della Calabria, dal Dipartimento di Studi Umanistici, la laurea magistrale honoris causa in Scienze della Formazione Primaria al filosofo Karl-Otto Apel. L’accademico tedesco per ragioni personali, sopraggiunte nelle ultime ore, non ha potuto presenziare alla cerimonia ed è stato rappresentato dall’ Ordinario di Filosofia e Etica  dell’ Università di Freiburg, prof. Reinhard Hesse.

La cerimonia è stata aperta dal prorettore dell’UniCal, prof. Guerino D’Ignazio e cooordinata dal direttore del Dipartimento di Studi Umanistici prof. Raffaele Perrelli che si è pure occupato di leggere la formula in latino di conferimento della Laurea. La tradizionale Laudatio è stata, invece, tenuta dal prof. Michele Borrelli Ordinario di Pedagogia Generale del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Unical. Sono, inoltre, intervenuti alla cerimonia, delineando i tratti principali del pensiero di Karl-Otto Apel, il prof, Pio Colonnello, Coordinatore del Corso di Laurea Unificato in Filosofia e Storia, Scienze Filosofiche e Scienze Storiche del Dipartimento di Studi Umanistici, e la prof. ssa  Antonella Valenti, coordinatrice del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria  del Dipartimento di Studi Umanistici.

Apel è una figura centrale della filosofia contemporanea a livello mondiale. Nasce a Düsseldorf (Germania) il 15 marzo 1922, consegue il Dottorato nell’Università di Bonn nel 1950. Nel 1961 ottiene l’abilitazione alla libera docenza nell’Università di Mainz.

Come ordinario di Filosofia eserc ita la docenza dal 1962 al 1969 nell’Università di Kiel; dal 1969 al 1972 nell’Università di Saarbrücken, finché si trasferisce a Francoforte nell’Università “Johann Wolfgang Goethe” in cui è professore emerito dal 1990. Più volte visiting professor in molte università americane e europee, nella sua lunga e prestigiosa carriera è stato insignito di innumerevoli premi e riconoscimenti ed ha ricevuto più volte lauree honoris causa.

Congiuntamente a Jürgen Habermas ha elaborato l’etica del discorso (o della comunicazione), un approccio nuovo in filosofia, che Apel configura come terzo paradigma della filosofia prima, passando dalla filosofia dell’essere (Aristotele) e dalla filosofia del soggetto (Kant) alla filosofia intersoggettiva o dell’argome ntazione. In completa controtendenza rispetto alle filosofie del postmoderno, da Foucault a Derrida e Rorty, insiste sulla possibilità di un’etica universalmente condivisibile. Quel che Apel cerca sono le condizioni di un’etica minima universalizzabile che sappia rispondere alle sfide di un mondo globalizzato e indipendenza dalla tecnica. Come rispondere ai rischi (per esempio ecologici) di un mondo globalmente tecnicizzato senza un’etica comune, condivisa o condivisibile? Per Apel, la risposta a questa domanda può avvenire solo spostando la filosofia tradizionale s ul piano della comunicazione e dell’argomentazione, perché è la comunità comunicativa, nella sua forma intersoggettiva e argomentativa, che apre alle condizioni di un’etica condivisibile universalmente e vincolante per tutti nel mondo.

E di un’etica del genere abbiamo bisogno, soprattutto oggi in un’epoca in cui regna sovrana la tecno-scienza con tutti i suoi vantaggi ma anche con tutti i suoi incommensurabili svantaggi. La società del rischio esige un’etica della responsabilità, minima, universalizzabile, nell’interesse non solo del presente ma anche del futuro dell’umanità. Come giungere ad un’etica che possa essere condivisa globalmente? Apel, nella sua teoria dell’etica del discorso, dimostra che i presupposti di un’etica valida universalmente non sono da cercare in nuove filosofie o in rinvio alle tante filosofie del passato. I presupposti dell’etica sono già sempre costituiti nel discorso filosofico stesso. Nel momento in cui ci rimettiamo seriamente al discorso, siamo già all’interno di alcune pretese universali di validità che abbiamo, già sempre, riconosciuto.

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